giovedì 5 novembre 2009

EVOLUZIONISMO

EVOLUZIONISMO
1. Per aprire una conversazione in questo sito ho scelto un argomento che è ritornato di attualità: l'Evoluzionismo. E' noto che molti credenti guardano con diffidenza alle ipotesi evoluzionistiche, e a volte le combattono a tutto campo. Gli scienziati e gli studiosi dell'argomento generalmente non entrano nel merito delle obiezioni avanzate dai credenti, specialmente dai cristiani "fondamentalisti", perché le considerano viziate da preconcetti religiosi: le bocciano in partenza. In effetti gli avversari delle dottrine evoluzionistiche, da una parte, non hanno mai dato (ovviamente) una prova della validità del creazionismo biblico letterale, e dall'altra la scienza non può accettare nulla che sia privo di prove. Questo fatto certamente non depone a favore del creazionismo tradizionale, specialmente se si considera che in natura non c'è nulla che avvenga istantaneamente, come invece sembra affermare il primo capitolo della Genesi. La mia simpatia va all'evoluzionismo, e soprattutto per quella accezione evoluzionistica (rappresentata sia pur da una minoranza di studiosi) che assegna alla natura un contenuto finalistico che si attua nel tempo attraverso “strade” immanenti imprevedibili, talché l'evoluzionismo si potrebbe concepire come l'atto eterno e continuo della libera creazione “divina”; un atto interno alla natura stessa, che coincide appunto con la natura e che pertanto esclude il "caso", semmai ammette il Fato di plutarchiana memoria, la legge immanente di causa-effetto. Concezione, questa, che non implica e non esclude l’esistenza di un Dio, che rimane un problema a parte, appannaggio della fede, non della scienza.
1/a) Il preconcetto.
In alcuni ambienti si discute spesso sull’argomento “evoluzionismo” partendo da un presupposto definito “scientifico”, ma con riferimento alla realtà attuale: in queste circostanze cariche di ingenuità ci si aspetterebbe quasi di vedere il momento in cui una specie si “trasforma” in una nuova specie. E poiché questo, ovviamente, non avviene, si è portati a concludere che la scienza dell’evoluzionismo non sia valida. Questo è un preconcetto duro a morire.
La scienza evoluzionistica allarga il campo di indagine estendendolo indietro di milioni di anni, con deduzioni suffragate da vari e seri indizi (ma non da prove che sarebbe impossibile ottenere per ovvie ragioni). I creazionisti “biblici” si affannano a dimostrare che Darwin e tutti i sostenitori dell’evoluzionismo sono in errore; ma loro non hanno mai dimostrato la validità della concezione “creazionista” neppure con indizi. Il loro discorso si potrebbe considerare importante se fosse appoggiato almeno da un briciolo di prova (prova della validità certa del Creazionismo, e non dell’ipotetico errore dell’Evoluzionismo). Se l’evoluzionismo è sbagliato per il modo in cui è formulato (o per l’impossibilità oggettiva di reperire le prove più appropriate) non significa necessariamente che il concetto su cui poggia è sbagliato; e soprattutto non significa, per questo, che è esatta la teoria “creazionista”. Anzi, al contrario, è certamente sbagliata la concezione creazionista biblica LETTERALE propria dei cristiani fondamentalisti. Il creazionismo “biblico” non è stato mai provato; nel campo scientifico non si può ricorrere alla fede per sostenere il creazionismo. L’adesione alla concezione creazionista è un atto di fede rispettabilissimo, ma che non può essere provato scientificamente; anzi, sembra che la scienza abbia già le carte in regola per ricusarla. I creazionisti si trovano oggi nella stessa posizione in cui, grosso modo, all’epoca di Cristoforo Colombo o all’epoca di Galileo Galilei si trovavano i sostenitori della Terra piatta, o del Sole che girerebbe intorno alla Terra.
1/b) La scelta di campo.
Per noi che non siamo specialisti dell’Evoluzionismo (considerato, ovviamente, dal punto di vista propriamente scientifico) è possibile fare una scelta di campo soltanto su base filosofica o sulla fiducia verso coloro che se ne occupano, per così dire, da professionisti. So bene che tra i fondamentalisti cristiani non ci sono biologi che, per professione, si occupino dell’evoluzionismo da veri scienziati, ma soltanto “esperti”; e tuttavia mettiamo sullo stesso piano gli uni e gli altri, e facciamo le seguenti considerazioni.
Coloro che negano la validità dell’Evoluzionismo si appoggiano sulla Bibbia e sulle affermazioni pseudoscientifiche dei loro “esperti” antievoluzionisti. A noi risultano meno credibili degli scienziati veri e propri che si occupano di Evoluzionismo. Perché? Perché nel passato più o meno lontano i cristiani dogmatici (oggi potremmo dire meglio: “i cristiani fondamentalisti”), sulla base della Bibbia, hanno preteso di giudicare (e condannare! anche al rogo!) Scienza, scienziati e filosofi, ma sono stati sempre smentiti dai fatti. La Scienza invece, da quando è veramente tale, cioè a dire da Newton e Galilei a questa parte, non è stata mai validamente smentita dalla Bibbia, o al massimo è stata smentita (o meglio: puntualizzata, precisata, riveduta, corretta) dagli scienziati stessi, mai da affermazioni “bibliche” o da affermazioni scientifiche sui generis.
1/c) La scienza non ha dogmi.
Uno scienziato, per sua natura non è dogmatico, ed è pronto a cambiare idea di fronte a nuove scoperte o a teorie più valide; pronto a cambiare idea riguardo alla validità della teoria evoluzionistica, pronto a ricusarla. La Scienza non è "infallibile" come la Bibbia dei fondamentalisti. I cristiani fondamentalisti non sono disposti a cambiare idea. Anzi perseverano nell’affermare il loro “vecchio” punto di vista. Philippe Kourilsky (direttore dell’unità di genetica dell’Istituto Pasteur di Parigi) rifacendosi a Karl Popper scrive: “Lo scienziato formula ipotesi che sottomette alla verifica sperimentale. Quelle che resistono alla confutazione sono accettate, ma quella tesi che oggi non è smentita da nessuna prova sarà forse smentita domani da un nuovo esperimento […], è proprio questa caratteristica di essere in ogni momento confutabile che costituisce l’essenza del procedimento scientifico: ciò che è irrefutabile sfugge alla scienza. [E’ sufficiente leggere la storia della scienza per rendersene conto.] Questo vale per le religioni e per certi campi del sapere che procedono con una logica di autorità che si sostituisce alla capacità critica…”. Per adesso, le prove in favore della teoria scientifica evoluzionistica sono schiaccianti e se ne trovano sempre di più valide.
Galileo Galilei scriveva che la “parola di Dio” contenuta nella Bibbia, cioè espressa tramite gli uomini, con il loro linguaggio, è sì univoca ma non come la Creazione, perché è adattata alla comprensione dell’uomo, e per di più di quel momento storico in cui è pronunciata o scritta. Mentre per quanto riguarda la Creazione si domanda e afferma: Dio per esprimersi in modo comprensibile al volgo, ha mai mutato il “linguaggio” della Creazione? No di certo! E allora, «perché doviamo noi [noi scienziati] (per venir in cognitione delle parti del mondo) cominciar la nostra investigazione dalla parola piuttosto che dalle opere di Dio? È forse men nobile et eccellente l’operare [di Dio] che il parlare?... Ma, per l’opposto, lasciando il secondo luogo alla Scrittura, la quale se per accomodarsi alla capacità dell’universale [cioè di tutti] ha molte volte attribuito all’istesso Dio conditioni falsissime, perché vorremo noi che parlando di Sole o di Terra si sia contenuta sotto sì stretta legge, che, posta da banda l’incapacità del vulgo, non habbia voluto attribuire a tali creature accidenti contrarii a quelli che sono in effetto?».
Dal nostro punto di vista riteniamo doveroso precisare che, in effetti, non si tratta di una contrapposizione tra Bibbia e Scienza o tra fede e scienza, bensì tra l’interpretazione biblica letterale e dogmatica dei cristiani tradizionalisti in genere (e soprattutto dei fondamentalisti) e gli scienziati studiosi dell’evoluzionismo. Perciò, alla prova dei fatti, la contrapposizione è creata da una parte dei credenti, da coloro che appartengono alla sfera più tradizionale, i quali non tengono conto che gli scienziati non possono (e non devono!) accettare ciò che la Bibbia afferma come se fosse Scienza: devono sostenere e applicare il metodo scientifico. Sarebbe come contrapporre, per esempio, la poesia alla matematica. Una persona può essere ad un tempo un bravo matematico e un bravo poeta, ma ovviamente non comporrebbe poesie in base ai postulati matematici ritenendoli più importati della poesia; né farebbe operazioni matematiche in base ai canoni della poesia perché, al contrario, considererebbe più importante quest’ultima. Se la Scienza dovesse guardare alla Bibbia prima di enunciare un principio scientifico, si fermerebbe a duemila anni fa e non farebbe nessun passo avanti. La separazione tra Fede e Scienza è netta. Pretendere di conciliarle con ragionamenti sottili e capziosi o con argomenti pseudoscientifici, come a volte si è cercato di fare, è sbagliato e inutile, specialmente quando la religione invade il campo della Scienza, come in questo caso, e pretende di saperne più degli scienziati. La Scienza non impone a nessuno di accettare i postulati dell’Evoluzionismo; gli scienziati non hanno perseguitato o condannato a morte coloro che non accettavano le scoperte e le teorie scientifiche. I credenti invece l’hanno fatto, e ora pretendono di essere nel vero quando criticano le teorie evoluzionistiche (cosa legittima in sé, ma che rivela antichi preconcetti radicati in coloro che diffidano della Scienza e allo stesso tempo pretendono di affermarne una più valida) e con ciò stesso esercitano una pressione morale nei riguardi dei credenti che simpatizzano con le teorie evoluzionistiche, pressione che in altri tempi si sarebbe probabilmente attuata con una condanna a morte. Non possiamo non ricordare che i calvinisti americani, immediati discendenti dei calvinisti sbarcati in America per sfuggire alle persecuzioni che subivano in Inghilterra, emisero sentenza di morte nei confronti di Roger Williams perché non credeva alla Trinità e perché appoggiava l’idea sostenitrice della libertà religiosa e della laicità dello Stato. Dovette fuggire in territorio indiano (dove fondò la città di Providence). Riguardo all’Evoluzionismo è come se i fondamentalisti cristiani pronunciassero la seguente esortazione: Cari scienziati, ricredetevi, ricusate le vostre errate teorie evoluzionistiche, accettate la creazione divina come è raccontata nella Genesi; non potete smentire la Bibbia, è ispirata da Dio [ma in effetti, per coerenza, dovrebbero dire: accettate la nostra interpretazione letterale della Bibbia e la nostra ricerca “scientifica” che ci dà ragione]. Una vera provocazione, che per fortuna non mi risulta che sia presa in considerazione dagli scienziati
1/d) Implicazioni evoluzionistiche ante litteram nella Bibbia?
I biblisti fondamentalisti mettono in campo il fatto che nella Bibbia è scritto, per esempio, che “Dio parlò e la cosa fu”; ovvero: “sia la luce, e la luce fu”. Ma al significato di queste frasi i fondamentalisti aggiungono un concetto che non è affatto implicito nelle frasi stesse, cioè: “Dio ha creato traendo le cose dal nulla”. Questo concetto, non è scritto in nessun luogo della Bibbia; è preso dalla filosofia cristiana. Dio parlò e la cosa fu, Dio disse sia la luce, e la luce fu; ma non è detto nella Bibbia che la cosa o la luce fu dal nulla. Anzi, nella Genesi troviamo il contrario; vi si afferma, per esempio, che i vegetali, all’ordine divino, sono venuti fuori dalla terra (“produca la terra” è scritto; e, oltretutto, non dice che sono venuti fuori in un attimo o in un giorno). In Genesi 1,11 è scritto: “Produca la terra della verdura, delle erbe che faccian seme e degli alberi fruttiferi… e la terra produsse della verdura…”. Le cose, nella Genesi, non sono “create” (nel senso tradizionale del termine), ma “prodotte” da qualcos’altro, sia pur a seguito dell’ordine divino (“ordine”, “ordinare” qui sono termini metaforici quanto si vuole, ma realmente temporali): nella Bibbia Dio è colui che plasma e ordina il mondo nel tempo più o meno lungo o più o meno breve, è la Ragione, e questa coincide con la Natura, la quale – se ci ispiriamo alla Scienza – possiamo dire che è il dispiegarsi nel tempo e nello spazio dell’Universo, iniziato con il “big bang”. Su questo argomento probabilmente torneremo in seguito.
1/e) Alcuni pensieri sull'evoluzionismo.
JEAN GUITTON (filosofo cristiano): "E' un fatto che le proprietà della vita derivino direttamente da una misteriosa tendenza della materia a organizzarsi da sola, spontaneamente, per andare verso stati sempre più ordinati e complessi". ISAAC ASIMOV (biochimico): "Nessun biologo di rispetto nutre alcun dubbio riguardo la validità del concetto di evoluzione". PAUL DAVIES (fisico, cosmologo): "La questione in discussione oggi non è se la vita si sia evoluta gradualmente in miliardi di anni - su questo le prove sono schiaccianti -, ma il tipo di percorso seguito dall'evoluzione stessa". ALEKSANDR I. OPARIN (Acc. Scienze dell’URSS): “Anche gli organismi più semplici che conosciamo nascono solo attraverso la generazione di altri esseri viventi… [ma] sono il risultato di numerose trasformazioni, avvenute attraverso lunghissimi periodi di tempo, delle sostanze [inorganiche] che li compongono”. CHRISTIAN DE DUVE: “La vita non poteva non avere origine nelle condizioni allora dominanti, e avrà similmente origine ogni volta si presentino le medesime condizioni… [essa emerge] non come i risultati di casi più o meno capricciosi, ma come manifestazioni naturali della materia, scritte nel tessuto dell’universo”. Queste citazioni possono costituire materia di discussione.

2. Per una giusta valutazione dell’Evoluzionismo e delle sue problematiche, dobbiamo definire le “parole chiave” che ci possono servire a puntualizzare il discorso e a chiarire meglio gli opposti concetti. Diversi termini potrebbero aiutarci in questo. Nello specifico argomento, per adesso, ne scegliamo due: “adattamento” e “disegno”. La prima parola dovrebbe sostituire definitivamente il termine “evoluzionismo”; la seconda andrebbe spiegata rispetto al platonismo che, almeno di primo acchito, sembra implicare.
2/a) L’adattamento.
Gli esseri che sono protagonisti dell’evoluzionismo, non sono programmati; non sono predeterminati nei minimi particolari che nell’insieme costituiscono la realtà degli individui. Non sono programmati ad affrontare in modo specifico, caso per caso, le diverse realtà dell’ambiente che si va modificando. Se l’ambiente, per esempio, muta nel senso che per cause naturali da A diventa B, le specie che vivono in quell’ambiente non sfoderano le “potenzialità di tipo B” come una sorta di moneta adatta allo scopo, serbata in un salvadanaio, che si tira fuori di fronte alla necessità di far fronte alle nuove esigenze della sopravvivenza (dollari negli Stati Uniti, euro in Europa…), ma le costruiscono, o le “creano”, ex novo dall’attualità, coniano una nuova moneta nell’incontro delle due realtà: la specie e l’ambiente che è mutato. Finché l’ambiente rimane sostanzialmente immutato, immutata rimane la specie. Certamente la specie non può essere assolutamente priva di potenzialità (un essere assolutamente privo di potenzialità, non sarebbe un “essere”, non potrebbe esistere). Nell’adattamento non parte da zero, anche se non tutte le specie possiedono le stesse potenzialità. Dunque, se parte da una sua propria condizione più o meno ricca di potenzialità unite alle sue realtà già esistenti (attuali), nella nostra indagine a ritroso, andando indietro nel tempo quanto si vuole, dovremmo giungere alla materia inorganica dalla quale tutti gli organismi, comunque considerati, provengono; cioè dalla “materia” eterna. Perfino la Genesi (che pure non è scienza) ci dice che l’uomo viene dalla polvere della terra, dal “fango” (non nasce da altri esseri viventi), così pure i vegetali. La scienza ci dice, giustamente, che la vita viene dalla vita; ma ci dice pure (in accordo con la Genesi) che alle origini, comunque si vogliano considerare le origini (anche dal punto di vista della fede religiosa), gli esseri viventi (i divenuti tali) hanno preso il loro essere dalla materia inorganica, per natura o per intervento divino, qui non importa (Dio impastò e modellò del fango per creare l’uomo). Dal punto di vista della scienza, questa realtà propria delle specie è permeata dall’adattamento, vale a dire dalle potenzialità, proprie della materia, di “evolversi” sotto lo stimolo dell’ambiente. Pertanto non abbiamo qui un concetto che implica necessariamente un Dio che ha predeterminato tutta la storia dell’Universo, biologia compresa; e neppure implica necessariamente che non c’è un Dio autore dell’Universo. Semmai implica una Potenzialità immanente, che (se può far piacere a qualcuno) possiamo chiamare “panteismo”. Il concetto o l’idea di un Dio trascendente, non sono impliciti nell’ipotesi scientifica evoluzionistica o dell’adattamento. I fedeli delle varie religioni, e specialmente i cristiani fondamentalisti, combattono disperatamente contro l’Evoluzionismo una inutile battaglia. Inutile, per due ragioni: 1) perché l’Evoluzionismo, considerato nella sua idea fondamentale è una realtà di fatto, che la scienza va sempre più approfondendo e puntualizzando: 2) perché nei loro discorsi e nei loro scritti (e anche nei sermoni) i fondamentalisti, tendono a dimostrare (senza riuscirci) che l’Evoluzionismo è un errore, ma non hanno mai dato la prova della validità del creazionismo biblico o di quello pseudo-scientifico da loro sostenuto.
Se il concetto di “evoluzionismo” fosse sbagliato, non per questo risulterebbe, automaticamente, che è giusto il “creazionismo”. L’idea dell’Immanenza propria del panteismo (almeno quella) rimarrebbe ugualmente valida. L’idea del “panteismo” (chiamiamolo come vogliamo) a proposito dell’adattamento assume una importanza fondamentale.
Perché ci sono più specie animali ciascuna adatta a un determinato ambiente naturale esistente? Perché la “natura” [parola messa da me tra virgolette per avvertire il lettore che qui la considero come un termine spogliato da qualsiasi significato particolare scientifico o filosofico] non ha “creato” soltanto mammiferi? Per stare semplicemente ai vertebrati, sappiamo che ognuna delle classi in cui si distinguono (pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi) ha il suo ambiente naturale. L’ambiente è stato “creato” apposta per ciascuna delle classi e delle specie (a loro uso e consumo), o la varietà delle specie soddisfa e giustifica la varietà dell’ambiente? Queste domande, e il problema ch’esse pongono, evidenziano che l’unica risposta convincente la dà l’Evoluzionismo (gli animali sono il prodotto dell’ambiente). L’azione “creativa” così come è raccontata nella Genesi sembra un tentativo di spiegare e giustificare la varietà del mondo naturale, animali compresi, e istintivamente l’autore svolge il racconto secondo la cronologia (ante litteram) propria dell’evoluzionismo. Poiché l’ambiente, ovviamente, viene prima delle specie animali (anche per la concezione creazionista) si deve pensare che l’ambiente (detto in parole povere) genera, o concorre a generare, la varietà (la varietà) delle specie. Le specie che sopravvivono ai cambiamenti ambientali, grazie alla capacità di adattamento, trasmettono ai discendenti le nuove caratteristiche che fanno una nuova specie. Non c’è nessuna lotta o guerra per la sopravvivenza della specie migliore, non ci sono specie migliori, ma semmai più adatte, e se lottano (si fa per dire) lottano non contro altre specie, ma contro l’ambiente che mutando mette in difficoltà la loro sopravvivenza. Ovviamente questa non è una considerazione presentata in modo scientifico in senso stretto o tecnico, sia pur sinteticamente, ma una riflessione che dovrebbe indurre i creazionisti che sostengono la creazione divina “biblica letterale” a riflettere a loro volta; le specie già “pronte per l’uso” all’istante o, al massimo, in ventiquattrore, non sono un fatto credibile, e sanno troppo di magia. [Problematiche e considerazioni di questo tipo, riguardanti la Genesi, sono evidenziate nel mio libro L’Ultimo Adamo (Roma 2004)].
2/b) Il “disegno”.
Veniamo ora al termine disegno. È adoperato per lo più da coloro che, anche biologi, non accettano la validità dell’Evoluzionismo o che l’accettano in una forma capace di salvaguardare la fede nell’esistenza di Dio. Generalmente (non sempre dunque) sono appartenenti a organizzazioni che in qualche modo possono considerarsi emanazione delle chiese cristiane. Il disegno ha molta affinità con l’Idea di Platone. Esso in definitiva, rafforzato dall’aggettivo “intelligente” (Disegno Intelligente) sarebbe un “progetto divino” che si attua nel tempo secondo canoni prestabiliti, e quindi determinati o più o meno determinati, certamente finalistici: una sorta di “archetipo” di cui il Mondo sarebbe la copia. È legittimo aderire a un’idea di questo genere, ma sul piano della fede, non sul piano della scienza. Non esiste nessuna prova biologica (né logica) dell’esistenza di un simile disegno. I sostenitori del Disegno Intelligente, ne deducono l’esistenza da riflessioni di ordine filosofico che non hanno nulla di scientifico. Gli esseri viventi (e l’intero Universo) esisterebbero (ed eventualmente si evolverebbero) in attuazione di un progetto divino. Questa idea è pienamente ammissibile sul piano filosofico e religioso, e perciò anche opinabile (molto opinabile); non c’è nessuna prova che possa avallarla sul piano scientifico. È dedotta da riflessioni antropomorfiche e mondane che scaturiscono da considerazioni emotive quando ci troviamo di fronte alle meraviglie della natura, e ci viene spontanea la domanda “chi ha fatto tutte queste cose meravigliose, così bene architettate e congegnate?”. Ovviamente è una riflessione che non tiene conto dell’altra faccia della medaglia, quella più evidente: se si ammette che Dio è l’Essere che nessuno ha fatto, perché non si può ammettere che il Mondo stesso (che vediamo e osserviamo per così dire con i nostri occhi) non l’abbia fatto nessuno, che, cioè, sia esso stesso l’Essere, che è sempre esistito sotto varie forme e sempre esisterà? Perché cercare la spiegazione della realtà fuori dalla realtà, se abbiamo la realtà stessa davanti ai nostri occhi che non ha bisogno di essere spiegata se non dalla sua logica interna? Se la realtà è Lui, talché in Lui viviamo e siamo (come ammette Paolo di Tarso: Atti 17,28), cercarla come Altro dalla realtà significa negare la strada che a Lui conduce, significa non vedere ciò che abbiamo sotto il naso.
Il Disegno Intelligente non è un concetto del tutto nuovo, perché in qualche modo è vicino alla filosofia di Tommaso, in particolare là dove l’Aquinate tratta delle cinque vie, o “prove”, di Dio (che nel linguaggio comune chiamiamo “prove dell’esistenza di Dio”). Non è questo il luogo per esporle. Del resto sicuramente sono note alla maggior parte dei lettori. Mi limito perciò a sintetizzare lo schema tomista da un punto di vista più generale che è comune a tutte e cinque le “prove” illustrate da Tommaso. Questo schema, come vedremo, non ha una sola soluzione, quella trovata da Tommaso. Ha anche un’altra soluzione più realistica e più valida.
Lo schema del concetto tomista è uno. Tommaso lo ripete cinque volte con parole diverse, passando con sconcertante facilità dall’immanente al trascendente, ovvero dal mondo a qualcosa che sia creduta di natura diversa dal mondo.
In sostanza Tommaso dice: se B produce C, e C produce D, e così via, ci deve essere qualcosa all’inizio della catena che produce senza essere prodotto, e questo qualcosa è A, cioè Colui che muove senza essere mosso, vale a dire Dio (il Motore Immobile di Aristotele).
“Tutto ciò che si muove è mosso da altro”. Ne viene di conseguenza che tutte le cose che si muovono sono mosse da altre cose che si muovono. Infatti, non esiste nessuna cosa che essendo in quiete ne possa muovere altre rimanendo in quiete; solo le cose che si muovono ne possono muovere altre: nessuna cosa muove altre cose senza essere essa stessa mossa.
Tommaso risolve il problema ammettendo come vero ciò che può essere soltanto ipotizzato, mai provato: che c’è un “mondo” trascendente il Mondo, il quale “produce” senza essere “prodotto”. Trasferisce il problema in un mondo nel quale e per il quale non vale la logica del nostro mondo; afferma che quel “mondo” è l’Essere Trascendente che muove senza muoversi, cioè Dio.
Dunque, dalla realtà nella quale siamo (ma anche da ciò che afferma Tommaso) possiamo dedurre che non può esserci qualcosa che possa “muovere” senza muoversi, rimanendo immobile. Se il mondo fosse (in senso metaforico) un insieme di palle da biliardo messe in fila una dopo l’altra che si muovono come un treno, sarebbe logico domandarsi chi o che cosa ha iniziato il movimento. Ma il Mondo non è così; è un Tutto eterno e infinito composto di “parti” eternamente in movimento. E perciò chiedersi come il movimento abbia avuto inizio non ha senso, perché equivale a chiedersi quale sia l’origine del Mondo. E’ proprio questo che volevamo sapere con Tommaso, tramite il ragionamento sull’origine del movimento. L’Aquinate vuole conoscere, secondo logica, quale sia l’origine del Mondo spiegando l’origine del movimento che implica il medesimo identico problema. Il movimento è eterno come parte essenziale del Tutto. Questa ipotesi (ché tale è) è più realistica rispetto a quella formulata da Tommaso, e non ammette che si debba cercare una spiegazione ipotizzando un Trascendente. Infatti, più sopra abbiamo rilevato (anche secondo la logica di Tommaso) che “nessuna cosa muove altre cose senza essere essa stessa mossa”; perciò non è lecito domandarsi chi o cosa abbia dato inizio al movimento: cercare qualcosa che muove senza muoversi è come contraddire la proposizione precedente, ammessa anche da Tommaso. In altre parole non c’è un inizio, perché il mondo (l’Universo visibile e invisibile) è eterno. Gli antievoluzionisti cadono nella stessa contraddizione di Tommaso, ammettendo un Disegno Intelligente trascendente. Il Disegno (se così lo vogliamo chiamare) non è altro che il Mondo stesso così com’è. Se si dovesse arrivare ad una spiegazione certa del Mondo, troveremmo quasi sicuramente ch’esso è la spiegazione di se stesso così com’è; ovvero, in altre parole, la logica di questo Mondo non richiede una spiegazione trascendente, come altro dal Mondo; lo può ammettere la Filosofia; lo ammette certamente la fede, e solo la fede. Ma la fede non è Scienza. “Scienza” vuol dire: ciò che si conosce o che si può conoscere; non vuol dire “ciò che si crede come vero”. Karl Jaspers afferma: «Non è possibile passare col ragionamento dal mondo nel suo insieme a qualche cosa che pretenda essere di natura diversa dal mondo […]. Dio non è un oggetto di sapere». Se ci fosse la “prova” della validità riguardo all’esistenza di un Disegno Intelligente trascendente (che sarebbe come rendere possibile il passaggio col ragionamento dal mondo a qualcosa di natura diversa dal mondo!), avremmo la prova dell’esistenza di Dio come Altro dal Mondo. Ma in questo caso non si capirebbe perché il Cristianesimo biblico esige ancora (e giustamente) la fede e non si preoccupa delle prove. La filosofia e la scienza non sono mai riuscite a dimostrare propriamente l’esistenza di un Dio-Persona, come Essere trascendente il Mondo. Perciò non dovremmo miscelare fede e scienza, perché sono due cose diverse. L’autore dell’epistola agli Ebrei afferma: «La fede è certezza [interiore] di cose che si sperano, convincimento [gr. élegkhos] di cose che non si vedono. Infatti, […] per fede intendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; cosicché le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti» (Ebr. 11,1-3). Se le cose che si vedono (la realtà) non sono state tratte da cose che si vedono (vale a dire sono state tratte da altre cose che trascenderebbero la realtà), vuol dire che le cose da cui sono state tratte non appartengono alla Scienza; non sono cose che si possono conoscere, dimostrare, ovvero la dimostrazione (se c’è) appartiene alla convinzione interiore individuale che non ha bisogno di prove. I cristiani e i credenti in genere, non possono appellarsi alla Ragione e alla Scienza, né per chiedere sostegno alla fede né per formulare una “nuova scienza” secondo la fede. La Scienza appartiene alla spiegazione di ciò che realmente ci circonda, alle cose che si vedono e si toccano, e a quelle che si possono rilevare, indagare, misurare (anche con strumenti adatti allo scopo), dedurre e formulare. La fede è un’altra cosa.

3. Ovviamente i fondamentalisti cristiani dicono che non trattano l’argomento “evoluzionismo” dal punto di vista della fede, ma da quello scientifico, e invitano gli avversari a discutere “scientificamente” con loro della scienza evoluzionistica. Ne prendiamo atto. Tuttavia il loro scopo, esplicitamente dichiarato, in sostanza, è di mostrare che gli evoluzionisti sono in errore (lo dicono ormai da molti anni), e ottenere così un appoggio alla fede nell’esistenza di Dio, che giudicano in pericolo se l’evoluzionismo è accettato anche dalla gente comune oltre che dalla comunità scientifica.
3/a) A quale scopo un dibattito?
Se fosse vero che la fede è in pericolo a causa della dottrina evoluzionistica, potremmo dedurre che la fede dei cristiani è piuttosto debole e vacillante. Ma soprassediamo, e ammettiamo ch’essi (o chi per essi) siano in grado, per preparazione scientifica (o filosofica?), di contrapporre argomenti validi a squalificare la scienza evoluzionistica o almeno a provare scientificamente che l’evoluzionismo non esclude necessariamente la creazione divina. Se, però, al contrario, si evidenziassero risultati sfavorevoli al creazionismo, i fondamentalisti sarebbero disposti ad accettare l’evoluzionismo?
Un dibattito di questo genere sarebbe molto problematico. Per ovvie ragioni, nel migliore dei casi, ognuna delle due parti rimarrebbe ancorata alla propria posizione. Per gli scienziati discutere tra loro di argomenti scientifici è normale e utile. Ma discutere con chi non è “addetto ai lavori” (anche se è un esperto) pone dei problemi, specialmente quando una delle parti si presenta con il preconcetto della “creazione biblica”. Si potrebbe fare meglio su base filosofica, per nulla su base scientifica. Ma si sa che la Filosofia è opinabile, mentre l’Evoluzionismo è materia scientifica, non è un’opinione. Lasciamo che i filosofi facciano le deduzioni che credono di dover fare, pro o contro l’evoluzionismo; e ugualmente lasciamo che facciano la stessa cosa gli esponenti religiosi (sacerdoti, pastori evangelici, teologi, ecc., anche se esperti di scienze naturali e di filosofia). La Scienza progredisce grazie all’aiuto e alla collaborazione scientifica di ogni scienziato, non dei filosofi o dei teologi.
Dunque, generalmente, nulla di buono può venire da un dibattito tra “esperti” eterogenei e contrapposti, specialmente quando una delle due parti è aderente al fondamentalismo cristiano e perciò ha già preso posizione, sia pur sul piano della fede e ha preteso di contrastare l’evoluzionismo anche sul piano scientifico con attacchi, a dir poco, maldestri contro i sostenitori dell’evoluzionismo, anche con modi poco corretti, specialmente in passato, da parte di alcuni estremisti. Perciò Isaac Asimov scrive: “Per dimostrare che la teoria evoluzionistica era falsa, essi [gli antievoluzionisti, i cristiani fondamentalisti] non esitarono [in varie circostanze] a travisare, distorcere, separare dal contesto, e in altre parole violare il comandamento biblico di non dire falsa testimonianza. Nonostante ciò hanno proclamato vere le proprie teorie ma non hanno mai presentato, in nessun momento, delle prove sensate a favore del loro creazionismo...”. [Queste parole di Asimov mi fanno venire in mente un film girato, se non erro, grosso modo a cavallo tra gli anni ’40 e ’50, che raccontava di un processo svoltosi realmente negli Stati Uniti contro un insegnante che aveva spiegato l’evoluzionismo ai suoi allievi. La storia finiva come nella realtà, con l’assoluzione dell’imputato e con il biasimo del suo accusatore, che era appoggiato dai fondamentalisti e che non aveva esitato a mentire, anche riguardo ai testi biblici].
Teologi e, a volte, filosofi cristiani, hanno tentato di screditare l’evoluzionismo evidenziando che i nazisti si definivano i più convinti sostenitori dell’evoluzionismo, e che oggi sono i rappresentanti di quel capitalismo dalla forma più estrema a dichiararsi allo stesso modo, cioè sostenitori dell’evoluzionismo. Mezzucci che usano coloro che non hanno argomenti. Sarebbe come giudicare il Cristianesimo mettendo sul piatto della bilancia coloro che nel nome di Gesù Cristo hanno ucciso, torturato, perseguitato individui e popoli e compiuto ogni sorta di crimini. Sarebbe come giudicare la Chiesa [romana] dai crimini commessi dai cattolici, per esempio, contro i valdesi; o giudicare il calvinismo per la condanna al rogo di Michele Serveto. L’evoluzionismo va giudicato per quello che è: una dottrina scientifica, che in quanto tale non è né “buona” né “cattiva”. La scienza prescinde da tutto, tranne che dalla scienza stessa. Se l’evoluzionismo è una realtà per natura non è “colpa” degli scienziati o della Scienza; se invece l’evoluzionismo non è una realtà non è “merito” dei fondamentalisti cristiani. Non è l’uomo che fa la natura delle cose; semmai è la Natura che fa l’uomo e ogni cosa “creata” o prodotta. L’obiettività e l’onestà intellettuale (queste si), specialmente nel campo della Scienza, possono portare il “merito”, mai il “demerito”.
3/b) Dialogo impossibile.
A questo punto sentiamo il dovere di dire qualcosa in favore della superiorità morale della dottrina evoluzionistica rispetto alle dottrine religiose, particolarmente quelle bibliche (beninteso su questo tema). L’Evoluzionismo ci accomuna tutti ad un’unica origine, e ci porta a rispettare ciò che eravamo prima, ciò che siamo e ciò che saremo. Ci porta al rispetto degli animali: essi sono i nostri antenati. Il razzismo non si accorda con l’evoluzionismo. I fondamentalisti non possono dire altrettanto. Anzi essi negano l’origine dell’uomo, e disprezzano i nostri antenati, dai quali discendiamo per la legge dell’adattamento e della selezione naturale (naturale!). Ma vi è di più. Molti tra i fondamentalisti manifestano chiari e gravi comportamenti razzisti nei riguardi degli esseri umani, specialmente in passato. Negano la metafora biblica di Adamo ed Eva; considerano quest’ultimi in senso letterale, mentre rappresentano il punto di arrivo dell’umanità, non di partenza. Spiegano l’origine delle razze (se di razze si può parlare, dato che la “razza” è una: quella umana) con il racconto biblico dei figli di Noè: Sem, Cam e Jafet, che sono presentati con caratteri che oggi potremmo definire razzisti, specialmente Cam, che fu maledetto dal padre e condannato (lui e i suoi discendenti) ad essere schiavo degli altri due (e dei loro discendenti). Quando i fondamentalisti sentono dire che l’uomo discende dalla scimmia (vero o falso che sia) si indignano, ma non tengono conto di due fatti: a) che, secondo la stessa loro religione che professano, gli animali sono stati creati da Dio, e perciò disprezzano le creature di Dio; b) che Adamo fu creato da Dio dal fango. Non è preferibile discendere dagli animali (in questo caso dalla scimmia) piuttosto che discendere dal fango? Obiettano che Adamo ricevette il soffio divino (in abraico il ruah), ma la Bibbia dice che tutti gli esseri viventi hanno il ruah divino. Potremmo continuare su questa strada (potremmo scrivere un intero libro) ma ci fermiamo qui.
I creazionisti accusano gli evoluzionisti di materialismo (in senso dispregiativo), ma si dimenticano che lo spirito è là dove c’è verità. Spiritualismo non significa necessariamente platonismo. Scoprire e apprezzare le meraviglie della natura è un fatto altamente spirituale. Le meraviglie della natura, quelle note che sono sotto gli occhi di tutti e quelle che si vanno scoprendo grazie alla Scienza, sono l’oggetto di un’attività altamente spirituale. Se poi intendiamo il termine “spirituale” soltanto nel suo significato etimologico, allora vuol dire che ci vantiamo e ci contentiamo di una attività fatta di aria, di vento, dato che “spirito” (pneuma) significa “vento”.
E’ ovvio, pertanto, che è difficile il dialogo tra evoluzionisti e creazionisti. Forse impossibile. Eppure c’è una analogia tra la visione escatologica contenuta nella Bibbia, soprattutto nel Nuovo Testamento, e la Dottrina Evoluzionistica. E’ un tema che ho sviluppato nel mio trattato L’Ultimo Adamo. Qui, perciò, mi limito a qualche citazione biblica (come metafora) e evoluzionistica, senza fare commenti.
“Per il Signore [Iddio] un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno […]; i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si struggeranno. Ma secondo la sua promessa [del Signore], noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” (II Pietro 3,8-13).
“Ora siamo figliuoli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui…” (I Giovanni 3,2).
“Quando ebbe inizio la creazione? A questa domanda non è certo stata data una risposta definitiva ed esauriente… E non sappiamo neppure se e quando l’atto della creazione avrà fine… Ci è precluso gettare uno sguardo nel futuro; ma [a noi scienziati soprattutto] ci è stato reso possibile osservare una creazione meravigliosa, quale forse la stessa Bibbia non ha potuto descriverci in tutto il suo splendore” F. L. Boschke (in: La creazione non è finita [Dusseldorf, Wien, 1962], Garzanti Editore, Milano 1963).
“Qual è l’avvenire di questa evoluzione? Verso quali nuove perfezioni si dirige il cosmo? Quali progetti in gestazione stanno maturando in noi? Di che cosa siamo il germe?” Hubert Reeves (in: L’Evoluzione cosmica, Rizzoli Editore, Milano 1993, pag. 187). (Matteo Manzella)